LE FINESTRE RACCONTANO (LISBOA)

Cammino lungo un muro in un piccolo vicolo, l’ombra della via mi dà sollievo dalla pressante calura, a terra ciottoli scivolosi pregni di umidità mi ostacolano il cammino.
Tra i palazzi del vicolo l’aria è pesante, maleodorante, unta, appiccicosa e densa.
I vicoli di Lisbona sono meravigliosamente lerci, come tutti i vicoli delle città di mare, si sente sempre la presenza del sale, negli odori, nei colori, nei sapori, tutto è saturo di umidità marina.
Tutto risplende di una particolare luminosità esagerata, nei contrasti e nelle complementarietà cromatiche, il riflesso di luce intenso che l’oceano proietta nel cielo.
Alzando gli occhi mi accorgo che domina un’alone azzurro intenso, la luce si infiltra nei vicoli bui e ombrosi, avvolge le facciate dei palazzi, per riflettersi sulla moltitudine di finestre, che le trasforma in mostri dai mille occhi spalancati.
Occhi che scrutano, guardano, osservano ogni cosa, ogni movimento, a tutte le ore, tutti i giorni, occhi capaci di ascoltare ogni rumore, mi guardano ed io li guardo, ci scrutiamo con silenzioso rispetto, senza che alcun pensiero interrompa quel silenzio sospeso.
Lo sento le finestre di Lisbona vogliono parlarmi, vogliono raccontarmi le loro malinconie, quante storie hanno da raccontarmi, storie di amanti che furtivamente nel buio pervasi di sensuale complicità attraverso il respiro si scambiavano i reciproci desideri, bambini saltellanti lungo i marciapiedi giocano con la fantasia mentre si recano a scuola, pesanti carri trainati da cavalli pregni fino agli zoccoli di sudore battono il tempo sul lastricato, guarnigioni in parata marciano al passo battendo un ritmo militare e poi leste e furtive mani che si appropiano di ciò che non è loro, tradimenti purificati col delitto, odori di droghe esotiche miste al friggente aroma di cipolla, turisti disorientati che cercano un punto fermo e una folla calcata che si dimena per arrivare.
La pioggia acceca il loro lucido sguardo con una patina opaca, i loro silenzi narrano muti storie, vicende, avventure, narrano la solitudine, l’estrema assenza che le circonda e allo stesso tempo le rende vive agli occhi, ma io sono riuscito a leggere in loro la malinconia della mia anima.
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